Villa Palagonia. Tra bizzarro e arcano
Celeberrimo simbolo della cittadina bagherese, Villa Palagonia si distingue per la sua unicità. Visitata e riccamente descritta da illustri viaggiatori, con preziose testimonianze e dettagliate visioni in macro. La villa, venne costruita nel 1715 da Francesco Ferdinando Gravina, principe di Palagonia. Alla morte del fondatore, nel1737gli succedette il figlio, Ignazio Sebastian Gravina e con lui, iniziarono i lavori perla realizzazione dei corpi bassi attorno alla villa; nel 1749, fu il figlio di quest’ultimo, Francesco Ferdinand II ad ideare e richiederei gruppi scultorei grotteschi, nonché l’arredamento bizzarro, tramandato da numerose testimonianze, artefici di leggende ed aneddoti che ornarono di mistero, il tanto discusso personaggio Francesco Ferdinando Gravina II. Nell’immaginario comune i I luoghi del mistero, al confine tra storia e fantastoria spesso vengono idealizzati interre lontane, luoghi impossibili da raggiungere, terre mistiche e poco abitate. Alle volte però, tra il caos di un luogo che corre, tra incroci, clacson e folklore, appare d’incanto uno strambo edificio. Silente osserva il mondo mentre tutto tace. Arcani e sogni pietrificati,spiano il mondo dai pori lapidei. Innesti ed ibridi, creature e mostri, specchi lucenti, archi e superfici marmoree.
La Villa dei Mostri è un tesoro poco ascoltato, poco compreso da distratti viandanti. La magnificenza delle creature, poste come guardiani ad osservare, rimembrare, udire; custodire il tesoro gelosamente contenuto all’interno: il mistero. Osservare il luogo è studiarne tutti gli aspetti che lo caratterizzano, dal contesto storico al singolare gusto eccentrico del Principe di Palagonia. Osserviamole splendide decorazioni barocche,i tetti, gli affreschi, le mura. I mostri lapidei, lungo le mura perimetrali della villa sono lì, immobili e fissi nello sguardo ancora animati dall’ultimo colpo di scalpello che con singolare fantasia, ne crea un guardiano di pietra. Il fascino dei luoghi, di tutti luoghi, è forse contenuto negli anfratti dei rilievi, dove ancora la pietra suda di muschio, dove ’umido della terra sale su per un basamento: lì è contenuta la storia del luogo.
Negli angoli più remoti, quelli poco scrutati, scandagliati ed analizzati, si ode ancora l’eco della storia. In un mondo ove tutto corre, alla ricerca del nuovo che sostituisce il vecchio, il sapore della poesia va ricercato nei luoghi della storia. Visitare un luogo,esercitando la propria realtà interiore a scovare quel retrogusto poetico delle cose,a spellare l’immagine dalla buccia del visibile, andare oltre e sentirsene parte. Udire ciò che il tempo ha cancellato, per restituire al presente quella magia rubata al luogo. Ecco che allora il Principe di Palagonia, indossai panni di un temerario uomo che fa, delle proprie bizzarrie, il mondo fantastico entro il quale vivere. Attorniato dall’orrendo, da mostruose creature dalle anatomie impossibili, rese possibili grazie alla sola immaginazione.
Il Principe di Palagonia ha reso visibile la propria realtà interiore, facendo del suo strano mondo, luogo eccentrico sul quale interrogarsi. Un uomo straordinario, tra leggende e testimonianze più o meno attendibili, è giunto sino a noi; Villa Palagonia,la villa colma di stramberie e bizzarre creature, erige un muro dinnanzi a sé, è chiusa nel suo suggestivo spazio, creando una barriera tra il mondo reale e l’irreale avendo avuto la forza di concretizzare le proprie follie fantastiche…e allora, al di là di quelle mura, ove le magie di pietra ci scrutano ghignando, testimoni silenti di sguardi distratti… sicuri di non essere noi i veri mostri? Mostri, alle volte incapaci di stupirsi dinnanzi ai propri tesori; mostri incapaci di uscire fuori dal coro per paura di non farne più rientro; Mostri capaci di corrodere i nostri tesori, con la ruggine della noncuranza, ignari che il vero mondo, è contenuto nella storia delle cose.
di Barbara Correnti
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