La grande tradizione della pasticceria monastica palermitana
Non finiremo mai di scoprire la ricchezza e la varietà dei monasteri. Comunità complesse ed alacri dove praticavando la regola di San Benedetto da Norcia, ora et labora, la giornata era scandita da orazioni e lavoro. La moderna scienza deve molto al lavoro di sperimentazione e studio dei monaci. Ma non solo la scienza.
A Suor Ildegarda da Bingen, la dotta iniziata nata un anno prima che i Crociati conquistassero Gerusalemme, si deve il primo ricettario di pasticceria della storia. Si, perchè i monasteri sono stati le prime, autentiche pasticcerie così come le conosciamo.
Nel Settecento a Palermo si contavano una trentina di monasteri femminili. Ospitavano donne nobili e donne di strada, monache per vocazione e monache costrette dalla famiglia o dagli eventi, badesse e novizie. Con una tale ricchezza di talenti e di materie prime i risultati potevano solo essere eccellenti.
Immagianiamo infatti in cosa siano state capaci di trasformare zucca e fichi secchi, semi di finocchi e cannella, pistacchi, noci, nocciole e arance amare, chiodi di garofano, anice, gelsomino e perfino la malva o i gusci delle mandorle elaborati con ricotta e panna e la frutta della Conca d’Oro. Dolci fantastici.
La studiosa Maria Oliveri intervistando le ultime depositarie di questi tesori della gastronomia e consultando antichi ricettari con il suo ultimo libro “I segreti del Chiostro. Storie e ricette dei monasteri di Palermo”, Il Genio editore, ci consegna, tra le altre cose, un prezioso ricettario di questa pasticceria monastica palermitana.
“I segreti del Chiostro”, scrive l’autrice nell’introduzione, è nato per raccontare storie e curiosità dei monasteri femminili di Palermo, con particolare attenzione all’arte gastronomica maturata in tanti secoli di vita conventuale siciliana, un’importante eredità spirituale e materiale che merita di essere preservata. Infatti una cooperativa di pasticceri ha deciso di realizzare alcune delle ricette mettendo in vendita i dolci nel monastero di Santa Caterina d’Alessandria, con ingresso da piazza Pretoria.
E siccome i cinque sensi funzionano meglio se stimolati tutti insieme, queste confezioni di raffinata pasticcerie sono anche proprio belle. Tanto che la pittrice trentina Stefania Simeoni le ha immortalate in 14 dipinti realizzati con tecnica mista.
I dipinti sono esposti in una mostra ospitata al monastero di Santa Caterina d’Alessandria, con ingresso a piazza Bellini.
Splendide foto dei dolci realizzati oggi dai pasticceri sono state scattate da Enzo Brai e corredano il libro di Maria Oliveri.
E chissà che sfogliandolo quel libro, non venga la curiosità di provare a cucinare uno dei dolci più insoliti che ci siano al mondo, gli mpanatigghi, ripieni di mandorle e carne di vitello…
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