Bruxelles, diritti dei bambini e Carta di Palermo

La H.R.Y.O.  Human Rights Youth Organization in collaborazione con il Comitato Economico e Sociale e l’Intergruppo al Parlamento Europeo sui diritti dei bambini, con il patrocinio del Comune di Palermo, ha tenuto una conferenza pubblica per la condivisione delle buone pratiche per prevenire la marginalizzazione dei giovani in stato di vulnerabilità, proponendo una soluzione fra tutte: “La Mobilità umana internazionale –  Carta di Palermo.
Possono le esperienze e le buone pratiche realizzate in due piccoli comuni europei dare un contributo importante alla prevenzione del radicalismo e alla criminalità giovanile? Per rispondere a questa domanda i comuni di Palermo e Mechelen incontrano le istituzioni europee portando in luce i risultati ottenuti sul proprio territorio.
 “Anche questa iniziativa conferma come cultura dell’accoglienza e della solidarietà a Palermo siano ormai valori condivisi. Valori – ha coomentato il Sindaco Leoluca Orlando – che diventano prassi quotidiana non solo delle istituzioni, ma anche di tante ONG e soggetti della società civile che, come ha fatto HRYO oggi, se ne fanno ambasciatori in Europa e nel mondo.”
In Italia molti giovani che vivono in uno stato di esclusione e di emarginazione sono sfruttati da reti criminali, mentre in Belgio i giovani in condizioni vulnerabili diventano un bersaglio facile per le organizzazioni terroristiche e le reti criminali. Usando esempi del Belgio e dell’Italia, questa conferenza ha illustrato i problemi che i giovani affrontano e le migliori pratiche utilizzate dalle organizzazioni della società civile coinvolte in questo settore. L’esito di questa conferenza potrà essere uno strumento utile per affrontare questi problemi a livello comunitario.
Ad aprire la conferenza il Presidente del Comitato Economico e Sociale-CESE, George Dassis:
“Combattere l’emarginazione dei giovani dovrebbe essere una priorità non solo per l’UE, ma anche le autorità nazionali e regionali, così come tutte le organizzazioni della società civile.”
Marco Farina, presidente della H.R.Y.O. : “Ad oggi assistiamo alla nascita di nuovi modelli di intervento a favore dei giovani in condizione di marginalizzazione, speriamo che eventi come questi possano contribuire maggiormente allincontro fra tutte quelle realtà che operano a livello europeo. I giovani non sono solo il futuro, ma il presente della nostra società. Il modello di cui ci facciamo portatori, stante le stesse problematiche presenti in ciascuna città europea, si basa su un semplice principio: favorire lincontro fra culture, luoghi, quartieri diversi. Ciò significa anche favorire il piano umano coinvolgendo i cittadini che animano i territori. Confrontandoci abbiamo avuto modo di notare come le nostre realtà locali siano molto simili, non soltanto nelle problematiche, ma anche e soprattutto nei fenomeni virtuosi che hanno portato a miglioramenti tangibili dei nostri territori. Riuscire ad abbattere ogni forma di pregiudizio, non solo razziale ma di classe e categoria presente in ciascun paese è la chiave per prevenire il fenomeno della marginalizzazione e della criminalizzazione dei giovani.”
Bart Somers Sindaco di Mechelen: “Dando un senso di appartenenza alla città, promuovendo la coesione sociale e integrando tutti nella diversità, possiamo contrastare la minaccia dell’estremismo e del conseguente radicalismo violento. Mettere la nostra gioventù al centro di una società inclusiva è la migliore prevenzione contro l’emarginazione che spesso porta alla radicalizzazione: dobbiamo vivere insieme, non l’uno accanto all’altro.”
“La società moderna offre ai giovani tante opportunità – ha detto l’eurodeputata Caterina Chinnici e membro della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni – Co-chair dellintergruppo per i Diritti dei Minori del Parlamento europeo – ma li pone anche di fronte a molti più pericoli. È indispensabile, allora, evitare ogni forma di marginalizzazione, perché soprattutto da quella derivano i problemi principali. Lelemento chiave è rappresentato dalla cultura, nel senso di conoscenza che è presupposto della libertà di scelta. È quindi fondamentale leducazione attraverso la famiglia, la scuola e lesempio degli adulti, tutti modelli di riferimento. Così è possibile stimolare nei giovani il senso della collettività. LUnione Europea potrebbe fare la propria parte incentivando e valorizzando le buone pratiche, che non mancano. Emblematica, per esempio, leducazione tra pari avviata qualche anno fa nel carcere di Catania dove, per promuovere lintegrazione, ai giovani detenuti italiani è stata fatta studiare la cultura dei detenuti stranieri.”
Hilde Vautmans, eurodeputato Alde, Membro dellintergruppo per i Diritti dei Minori del Parlamento europeo: “Abbiamo bisogno di un piano d’azione europeo per prevenire l’emarginazione e la radicalizzazione dei giovani. In questo stiamo facendo attenzione alla questione dei combattenti stranieri e affrontando la complessità di tutti i fattori e le cause specifiche, come la povertà, la discriminazione e l’intolleranza “.


I commenti sono chiusi.

YOU MAY LIKE