Marjolein Wortmann un’artista olandese a Palermo

Marjolein Wortmann nasce nel nord dell’Olanda, a Groningen, ma cresce a Bruxelles. Dal primo momento in cui prende un pennello in mano comincia a dipingere. Accederà all’accademia delle belle arti “Minerva” a Groningen.

Terminati gli studi ha prima viaggiato per un anno in  Sudamerica. Tornata a casa,  e presa la laurea decide di tornare in Colombia e vivere lì.  Vi rimarrà 13 anni,  conquistata dai colori forti, dal calore umano, dal clima, dalla natura e dal paesaggio.  Lavorerà come pittrice, illustratrice, grafica. Partecipa ad progetto per la riconversione delle piantagioni di coca in coltivazioni agricole vivendo per un anno all’interno della giungla. Quando cambia la Costituzione della Colombia Marjolein Wortmann su incarico dell’organizzazione nazionale indigena della Colombia crea un fumetto per spiegare la nuova Costituzione alle minoranze etniche che vivono in tanti posti dispersi in tutto il paese.

In seguito si stabilisce a Tolù, piccolo paese di pescatori sulla costa caraibica, dove crea, insieme ai giovani del posto, una fondazione e dirige laboratori di pittura. Una ONG Belga decide di appoggiare il progetto.

    

Otto anni dopo essere andata a vivere a Tolu, quando le guerriglie e i paramilitari renderanno estremamente rischiosa la presenza di occidentali nel posto, Marjolein sarà costretta ad andare via. Tornata in Europa, sceglie senza una precisa ragione, di venire a vivere a Palermo.

All’arrivo a Palermo vive ospite di una famiglia composta da madre e figlio. Questa esperienza sarà fondamentale per Marjolein. Intanto perché i due la aiutano ad orientarsi in città, ma soprattutto perché le “vestaglie” indossate dalla signora costituiranno una fonte di ispirazione artistica e, aggiungiamo, antropologica per la Wortmann.

Così comincia la sua attività palermitana: vive alla vucciria dove comincia  dipingendo mobili ed avviando un laboratorio d’arte.

   

Ha sviluppato la sua idea di mamma mediterranea, figura centrale della società mediterranea, nella rielaborazione dell’oggetto simbolo di questa figura, la vestaglina.

Marjolein vi lavora con una capacità di espressione ineguagliabile. Ecco che la Vestaglina si presta a simboleggiare la madre e quindi a raffigurare di volta in volta tutte le variabili che albergano in essa e che la compongono. Crea quindi la vestaglina con disegnini che raffigurano la mamma che contiene in sé il figlio, la  versione elegante con collo di pelliccia, quella punk, quella sexy, mimetica. Non si può ignorare l’omologa araba, la gèllaba, e nemmeno la versione evoluta, tipica delle mamme più giovani e dinamiche: la tuta.

In tutto sono una quarantina le Vestagline realizzate finora da Marjolein, 27 delle quali sono state utilizzate in occasione di un festival teatrale a Bratislava.

Le Vestagline sono state in mostra a Palermo al Centro d’Arte Piana dei Colli, a Villa Alliata Cardillo, a Malaga, ad Amsterdam e in Germania a Bielefeld.

Il legame tra madre e figlio così caratteristico nella società mediterranea è espresso anche nella realizzazione di oggetti che intrecciano e fondono simboli dei due soggetti:  nei suoi assemblage in miniatura stoffe delle vestaglie sono combinate con quelle delle camicie e i phon con le chiavi della macchina, o, ahimè, con la pistola.  Spesso i manifesti pubblicitari del circo fanno da sfondo o da quadro d’insieme.

Oggi Marjolein è molto conosciuta e fa parlare di sé. Ha fatto varie mostre in città ed anche in altri Paesi, tra cui Belgio, Germania, Olanda, Spagna, Grecia, India, Slovacchia e Tunisia.

 

Alcuni suoi collages sono stati esposti nella città olandese di Venray a Odapark, nella mostra intitolata “Like a Virgin, Maria als Wonder Woman”, il cui tema è il confronto tra la figura di donna forte e indipendente di Wonder Woman e, ci si scusi la blasfemia, la Madonna.  L’analisi si presta certo ad approfondimenti antropologici, infatti vi hanno preso parte gli artisti Jan Fabre, Banksy, famoso per i suoi graffiti in tutta Londra, ma anche tra gli altri, il regista Quentin Tarantino e la cantante Louise Veronica Ciccone. In arte Madonna.

Incontriamo Marjolein Wortmann  nella sua casa al Cassaro, nel cuore di Palermo dove vive e lavora da 17 anni.

Casa atelier, luminosissima e colorata. Nel corridoio campeggia una sua installazione composta da numerosie tele 35 per 35 raffiguranti soggetti ispirati al Mediterraneo.

Marjolein, le sue opere esprimono le sue idee su temi importanti. Ci vuole fornire una ulteriore chiave di interpretazione?

Le mie opere possono essere interpretate come si desidera. Non c’è nessun messaggio precostituito.

Lei ha messo a frutto il suo talento sia attraverso la produzione di opere, sia aiutando il prossimo.  In quale delle due forme ha trovato più soddisfazione?

Direi che è la stessa cosa. Per me creare un’opera o aiutare gli altri attraverso essa esprime comunque due diverse modalità con cui sviluppare ed esprimere l’arte.

Essendo nata in Olanda, patria dei grandi della pittura fiamminga, ritiene che questa abbia condizionato la sua arte?

Non credo, anche se non posso escluderlo del tutto sicuramente uno più recente, Van Gogh

Un artista allora che l’ha impressionato e a cui potrebbe dire di ispirarsi?

Mi piace per esempio il lavoro della colombiana Maripaz.

Ha desiderio di tornare in Colombia?

Non saprei. Da un lato ho paura di non trovare quello che lasciato, cioè che le cose siano cambiate e non mi piacciano più come allora, dall’altro temoi invece che mi potrebbe piacermi ancor più di prima, e che allora vorrei restarci.

di Violaine Byvoet



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