La grande cultura culinaria siciliana esportabile all’estero

Marylin Latona, nata a Palermo, cresciuta negli Stati Uniti tra la East Coast e la West Coast, americana da cinque generazioni, pur essendo nata a Palermo, globalizzata ante litteram, lettrice di madre lingua al Centro Linguistico di Ateneo dell’Università di Palermo, sta portando avanti il progetto, insegnare ed esportare la cultura culinaria siciliana.

Da cosa nasce questo progetto?

 Il progetto nasce da un mio intuito. Mi sono resa conto girando per gli Stati Uniti che nella middle e nella upper class il mangiare non è più legato al concetto di fast food ma, al contrario, queste persone sono molto orientate sull’idea del cibo sano. Il cibo sano di cui dispongono però non ha i sapori che abbiamo noi in Sicilia. Mi sento di dire che, davvero, i cibi, le materie prime, che ci sono in Sicilia sono eccezionali.

Parliamo di questi cibi con qualche esempio.

 Ho insegnato 15 anni alla facoltà di Economia dove ha conosciuto il professore Cesare Piacentino, oggi presidente della Fondazione universitaria Lima-Mancuso nelle cui terre nell’agrigentino si producono grani antichi, ceci, lenticchie, ed altri prodotti di qualità eccellente rigorosamente biologici. Grazie al professore Giuseppe Di Miceli, direttore della Fondazione e docente alla facoltà di Agraria sono entrata a diretto contatto con questi prodotti.

Prodotti dunque che meritano di essere esportati?

L’idea è quella di creare un mercato per questi prodotti. L’essermi resa conto di quello che avveniva, di questa sensibilità nuova insieme alla constatazione che, in pratica, negli Stati Uniti, i prodotti siciliani non esistono.

Per gli Americani italiano vuol dire toscano, in linea generale.

Perché accade questo?

 Il fatto è che abbiamo problemi di promozione territoriale a livello regionale. Mancano strategie di marketing per i propri prodotti su scala macroscopica.

L’idea è che il mercato ce lo creiamo noi con il progetto che stiamo mettendo in piedi.

Quindi cosa prevede concretamente il progetto?

Consiste nel confezionare un corso universitario sul food, esportabile, fare protocolli con Università e Accademie che trattano l’alimentazione e tutti gli aspetti che riguardano il food.

Il principio generale di questo pacchetto, è di promuovere la cultura culinaria siciliana che si basa di fatto sulla dieta del Mediterraneo per implementare di fatto tutti i suoi aspetti salutistici.

Formeremo chef capaci di usare i prodotti naturali siciliani, insegnando loro a capire la differenza del gusto primario dei prodotti non trattati delle nostre terre, a riconoscere gli odori e gli aromi veri insieme alle materie prime da usare dando loro modo così di usare bene il gusto e l’olfatto.

Una volta che loro avranno appreso queste tecniche e sapranno come usarle nel modo più tradizionale essi stessi sapranno creare dei veri menu basati sull’equilibrio della dieta mediterranea, attraverso il giusto dosaggio come da secoli è espresso dalla nostra cultura.

A questo punto gli chef che hanno ricevuto la formazione sulla cultura culinaria siciliana saranno coloro che vorranno i nostri prodotti e di conseguenza creeranno il mercato.

Un piatto a base di pesce fresco, gamberi e ortaggi

Chi sarà a occuparsi della formazione degli chef?

 Stiamo elaborando un programma insieme ad un gruppo che opera nel settore della formazione culinaria e che già collabora con le Università estere  e in particolare con quelle degli Stati Uniti.

Una volta che attiviamo questo processo che speriamo di definire entro dicembre vorremmo che la Regione e le istituzioni facessero la loro parte per promuovere la Sicilia che di fatto non ha un piano organico e non va promossa a segmenti. Bisogna considerarla come un unico motore trainante che nel nostro caso parte dal territorio e userà la cultura culinaria siciliana per creare un mercato trainante anche per altri settori, principalmente il turismo, creando lavoro, sviluppo ed economia.



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