Commemorazione di José Enrique Rodò

 

L’Istituto Cervantes in collaborazione con l’Università e il comune di Palermo, nell’ambito di Palermo capitale dei giovani organizza una giornata di studio su José Enrique Rodò, scrittore e politico uruguayano, della cui morte, che ebbe luogo proprio a Palermo, il primo maggio del 1917, ricorre il centenario.

La giornata di studi si svolgerà il 4 maggio, alle ore 10,00 all’Istituto Cervantes, in via Argenteria Vecchia, 33

Parteciperanno Gastón Alfonso Lasarte, Ambasciatore dell’Uruguay in Italia; Francisco Corral, Direttore Instituto Cervantes Palermo; Leonardo Samonà, Direttore Dipartimento Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Palermo.

Interverranno Martha Canfield, Università degli Studi di Firenze;  Diego Simini, Università degli Studi di Bari; Gustavo San Roman, University of St. Andrews; Andrea Spadola, Università degli Studi di Macerata; Giovanna Minardi, Università degli Studi di Palermo.

Alle ore 17,00 al Giardino Inglese, alla presenza del sindaco Leoluca Orlando dell’ambasciatore, S.E. Lasarte, ci sarà un omaggio floreale e le letture drammatizzate di a cura di Martha Canfield e Giovanna Minardi.

Membro di una famiglia dell’alta borghesia di uruguaiano, Rodò nasce a Montevideo il 15 luglio del 1871. Impara a leggere all’età di 4 anni, con l’aiuto della sorella, e da allora diventa un appassionato lettore. Il rendimento scolastico procede tra alti e bassi fin dall’inizio. Inizia gli studi presso la Scuola e Liceo Elbio Fernández di Montevideo interessato soprattutto alla storia e la letteratura. Comincia un periodo difficile economicamente, a causa di fallimenti del padre, durante il quale deve cambiare scuola. Appena quattordicenne perde il padre ed inizia a lavorare in uno studio di scribi Ha iniziato a lavorare all’età di 14 anni dopo la morte di suo padre, l’esecuzione di attività come assistente in uno studio di scribi. Nel 1895 pubblica poemi e articoli di giornale, così come alcuni articoli di critica letteraria nella National Journal di Lettere e Scienze Sociali (1895-1897), che ha fondato insieme ad altri intellettuali uruguaiani. Nel 1896, nello stesso organo, ha pubblica due saggi: “El que vendrà” e “La novela nueva”, insieme ad un altro articolo pubblicato nel 1897 dal titolo “The New Life”. Rodò in questi studi volti analizza alcuni degli aspetti che hanno contribuito alla sensazione di disagio del suo tempo. Ha offerto un’alternativa spirituale per l’arrivo previsto di un redentore che potrebbe, dice,  stabilire una nuova vita basata sull’amore, l’armonia e la pace.

Non termina gli studi, ma nel 1898, grazie alla sua fama di scrittore e pensatore viene nominato professore di letteratura all’Università di Montevideo, ora l’Università della Repubblica.

Partecipa attivamente alla vita politica del suo paese come membro del Partido Colorado di José Batlle y Ordóñez e dal 1902 ède putato per Montevideo per tre legislature.


Le sue attività politiche come  membro del Partido Colorado lo portano come deputato per Montevideo alla Camera nel 1902. Rinuncia alla sua posizione nel 1905 perché disilluso dalla realtà politica del suo paese. Nel 1907 è torna alla politica due volte: quando fu eletto nel 1908 e di nuovo nel 1910. Tra il 1904 e il 1907 subisce una crisi esistenziale. Nonostante il suo pessimismo vitale, ha scritto una serie di articoli didattici dal tono ottimistico e dall’idealismo moderato.

I suoi saggi, segnati dalla difesa dell’americanismo e dalla critica della cultura americana hanno avuto una diffusione straordinaria: Ariel (1900) Motivos de Proteo, El Mirador de Prospero.
Uno dei temi principali è la rigenerazione da cui ogni individuo deve partire per aspirare alla perfezione e agli ideali altruistici nel processo di sviluppo di un equilibrio armonico. Formule consigli morali ed etici  in forma di parabola. Nel 1915, si  dedica alle opere di Dario, Bolivar e Montalvo. Poi, quando la sua salute peggiora, si impegna per realizzare il suo sogno, il viaggio in Europa. Parte come corrispondente per la rivista Argentina “Caras y Caretas“. Tra il 1916 e il 1917, pubblica le impressioni dei suoi viaggi in Spagna, Francia e Italia. Gli articoli pubblicati riflettono un tono malinconico, la delusione e la tristezza. Morì abbandonato il 1 ° maggio 1917, all’età di 45 anni in un hotel di Palermo. I suoi resti sono traslati a Montevideo nel 1920.
Il movimento latinoamericano della Riforma dell’Università avviato nel 1918, lo considera uno dei “maestri della gioventù”.
Sempre nell’ambito delle celebrazioni per il Centenario della morte di José Enrique Rodò, venerdì 5 maggio alle ore 10,00 sempre nella sede dell’Istituto Cerventes, viene presentato questo libro che tratta, per la prima volta, di tutta la corrispondenza che Miguel de Unamuno ha mantenuto con gli scrittori uruguaiani del suo tempo. Molte di queste lettere sono state pubblicate in luoghi diversi o parzialmente, altre sono rimaste inedite negli archivi della Biblioteca Nazionale dell’Uruguay o presso la Casa Museo di Unamuno a Salamanca. Dall’incrocio della corrispondenza attiva e passiva dello scrittore e filosofo spagnolo, si riesce a far luce non solo sulla sua produzione, ma anche su alcuni aspetti della letteratura uruguaiana e latinoamericana.


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